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martedì 24 novembre 2009

Gianrico Tedeschi alla Sala Umberto

TEATRO SALA UMBERTO
prima martedì 1 dicembre

GIANRICO TEDESCHI

in

METTI IN SALVO IL TESORETTO

c o m m e d i a c o n m u s i c h e

da Aulularia di Plauto libera rielaborazione di Gianrico Tedeschi

musiche originali Valter Sivilotti

con

Gianrico Tedeschi, Marianella Laszlo, Marina De Juli,

Sveva Tedeschi, Daniel De Rossi, Ivan Lucarelli

disegno luci

Enrico Cavallero

scene

Marco Policastro

costumi

Elisa Bolognini

elementi coreografici

Marta Bevilacqua

regia

Walter Mramor

assistente alla regia Chiara Cardinali

staff tecnico Ferruccio Lauri, Alberto Antonel, Stefano Revelant, Fabrizio Tausani, Giancarlo Schilter

decorazione scene Suomi Vinzi - realizzazione scene Veneziana allestimenti s.r.l.

realizzazione costumi Coop. Cassiopea – Trieste - parrucche effe-emme-spettacoli - trasporti B&D service

un ringraziamento a Rosi Tucci

Aulularia, come si sa, è nota come "la commedia della pentola". La pentola è quella in cui il vecchio taccagno ha racchiuso il suo tesoro che deve gelosamente custodire per timore che gli venga sottratto. Plauto ha con efficacia raffigurato in lui il prototipo di tanti avari a venire, meschino, pauroso e sordido, vive male e tormenta chi vive con lui. Ridiamo, vedendolo, ridiamo molto perché conosciamo il suo strazio che lo condanna a vivere solo contro tutti, sempre tremante di paura.

Nelle commedie di Plauto era consuetudine alternare la musica alla prosa. La nostra "versione moderna" prevede musiche originali ma anche citazioni di canzoni e hit del momento orchestrate per un organico strumentale bandistico. L'effetto vuole essere paradossale, inverosimile.


La partitura musicale, ironica e divertita, sottolineerà la straordinaria contemporaneità della Commedia. In scena oltre a Gianrico Tedeschi, divertito protagonista, un affiatato gruppo di attori/cantanti e musicisti.

Dante nel Purgatorio tra gli antichi spiriti magni cita Plauto. Elegantem,urbanum,ingeniosum, facetum. Così viene definito Plauto da Cicerone. Molière rielabora, riscrive l'Aulularia e gli dà un altro titolo: L'Avaro.

Meglio l'una, meglio l'altro. Giudizi contrastanti. Goldoni fa lo stesso con i Menecmi e nascono i Gemelli veneziani. Lo strumento comico dell'equivoco, inventato da Plauto, ha deliziato generazioni di spettatori e fatto prosperare comici di avanspettacolo. Ma questo Plauto considerato perfino imitatore di se stesso, come si sarebbe definito, lui, inventore di parole nuove, di diminutivi strampalati, di aggettivi e sostantivi usati come puro suono? Forse un futurista. Plauto futurista... non è male. Non si è mai sentito dire da saggisti e studiosi.

No, Plauto è semplicemente una sagoma. Dà l'idea. Sagoma infatti che cos'è? E' il contrappeso della stadera, che scorre di qua e di là dalla misura, per cui si ragguagliano i pesi quando sta fermo. Il fatto è che Plauto non sta mai fermo e quindi la misura non si saprà mai. Bisogna immaginarla. E' tutt'altro che un limite il suo. E' la sua grandezza. E oggi nel nostro tempo il poeta Plauto spinge sulla strada del tragicomico.

Ecco perché non condividiamo lo scioglimento tradizionale della commedia nello stile goldoniano del "vogliamoci bene". Del resto non si sa, questo è certo, come Plauto abbia chiuso la storia: l'atto è andato perduto. Per noi l'Avaro è avaro fino alla fine, anzi alla fine ancora di più perché il tesoro ritrovato non lo vuole più perdere. E' un Avaro che diventa sinistro, politico, barattando la figlia partoriente con quella cassa magica, misteriosa, che gli dà la sicurezza di possedere finalmente e solo per sé il suo tesoretto.

Sicurezza che è illusione perché quell'invenzione brevettata di un servo furbo potrebbe essere null'altro che pura fantasia. Ma se c'è una cosa che l'Avaro non può avere, così schiavo e vittima della sua debolezza, è proprio la fantasia. La fantasia diventa privilegio, facoltà, diritto speciale di Plauto, senza arroganza, prosopopea, tanto da trasmetterla in eredità a noi che ce ne serviamo a modo nostro e nel nostro tempo, come lui faceva a modo suo nel suo tempo. E noi mettiamo in scena la banda, la nostra banda e i "cantica" che Plauto ereditava dai Greci diventano le note e i commenti musicali di Valter Sivilotti, che prevede musiche originali ma anche citazioni di canzoni e hit del momento: è una "versione moderna" per organico strumentale bandistico, che vuole generare un effetto paradossale, inverosimile. Tutto è deformato e surreale nel teatro di Plauto e autorizza a rappresentarlo come una specie di torre di Babele, una suggestiva e affascinante baraonda dove succede di tutto: attrici, attori che fanno due o tre personaggi, donne che diventano uomini, giovani che diventano vecchi al servizio di uno spettacolo che non vuol essere nulla più di un'occasione antica e contemporanea di far ridere come voleva quel grande poeta latino citato da Dante.

Gianrico Tedeschi

SALA UMBERTO

PRIMA - MARTEDI' 1 DICEMBRE – REPLICHE FINO AL 13 DICEMBRE

Dal martedì al venerdì ore 21.00, sabato ore 17 e 21.00 domenica ore 17.30 secondo mercoledì ore 17

Prezzi da € 35,00 a € 15,00

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