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domenica 28 febbraio 2010

TEATRO LO SPAZIO FESTA DELLA DONNA CON IPAZIA

TEATRO LO SPAZIO
Via Locri 42/44, (traversa di Via Sannio, a 100 metri dalla Metro San Giovanni) Roma
Informazioni Tel. 06 77076486 - 392 9583409 (15,30-2030)  info@teatrolospazio.itwww.teatrolospazio.it
lunedì  8 marzo – dalle ore 21,00 a notte fonda
FESTA DELLA DONNA CON IPAZIA
dopo lo spettacolo si mangia, si beve e si balla
per festeggiare tutte le grandi donne!
Una serata di teatro, di musica, di cibi e danze sfrenate in onore di Ipazia, una grande donna ingiustamente e crudelmente cancellata dalla storia che vogliamo proporre come simbolo per tutte le donne del nuovo millennio.
"Il sogno di Ipazia" a grande richiesta torna in scena ancora una volta a Roma, dopo il grande successo delle precedenti occasioni.
Hanno detto:
… Uno spettacolo commovente....  Anna Bandettini – Repubblica.it
… La recitazione intensa e drammatica di una straordinaria Francesca Bianco...       Ambra Caserta – La voce di tutti
… un monologo di grande intensità emotiva che ha per protagonista una splendida Ipazia/Francesca Bianco...  Giorgio Geraci – Monitor
… un avvincente monologo interpretato dalla brava Francesca Bianco...         Elisabetta Colla – Noidonne.org
Lo spettacolo è risultato affascinante e, a volte, trascinante per l'ottima recitazione di Francesca Bianco, di straordinaria intensità e drammaticità...        Claudio Listanti – La Voce d'Italia
Il pubblico presente in sala ha applaudito a lungo al termine della recita testimoniando così il suo gradimento; noi ci associamo pienamente a questo applauso.       Claudio Listanti – La Voce d'Italia
...L'intensa e ispirata Francesca Bianco...  Marcello Isidori – DRAMMA.IT
...uno spettacolo documento premiato da un pubblico interessato ed affascinato.       Marcello Isidori – DRAMMA.IT
Uno spettacolo che lascia sospesi...  Anna Bandettini – Repubblica.it
POSTO UNICO € 17,00 – Tessera associativa € 3,00
Prenotazione obbligatoria
Diritto & Rovescio – Teatro Belli – Opere Festival 2009
IL SOGNO DI IPAZIA
di Massimo Vincenzi
con Francesca Bianco
voce fuori campo di Stefano Molinari
musiche di Francesco Verdinelli
regia di Carlo Emilio Lerici
Lo spettacolo racconta l'ultimo giorno di Ipazia. Dal suo risveglio al mattino, seguito dall'uscita di casa per recarsi alla sua scuola, sino all'aggressione e alla morte.
La narrazione è intervallata dal ricordo di una delle imprese "disperate" tentate dalla protagonista: salvare la biblioteca di Alessandria.
Impresa che abbiamo preso come simbolo della sua intera vita 
A questo ricordo si alterna la voce sempre più veemente, e progressivamente più violenta, dell'autorità politica e religiosa. Partendo dal primo editto di Teodosio del 380 d.c. per arrivare ai veri e propri anatemi del vescovo Cirillo.
Per la parte relativa ad Ipazia la narrazione, pur fedele alla documentazione storica, è stata in gran parte liberamente reinventata. Per la parte relativa all'autorità politica i testi sono tratti dai quattro editti teodosiani. Per la parte relativa al vescovo Cirillo sono stati utilizzati frammenti dei suoi discorsi liberamente riadattati, tenendo come guida le testimonianze storiche che ci sono arrivate.  
La storia.
Se ragione e fede costituiscono i due binari paralleli lungo i quali si è mossa la storia dell'Occidente negli ultimi duemila anni, l'episodio più emblematico della contrapposizione fra queste due ideologie accadde nel marzo del 415, con l'assassinio di Ipazia (Alessandria d'Egitto circa 370 – 415 d.c.) detta "la musa" o "la filosofa".
Il contesto storico in cui l'avvenimento ebbe luogo è il periodo in cui il cristianesimo effettuò una mutazione genetica, cessando di essere perseguitato con l'editto di Costantino nel 313, diventando religione di stato con l'editto di Teodosio nel 380, e iniziando a sua volta a perseguitare nel 392, quando furono distrutti i templi greci e bruciati i libri "pagani".
Gli avvenimenti ad Alessandria precipitarono a partire dal 412, quando divenne patriarca il fondamentalista Cirillo (proclamato Santo e Dottore della Chiesa nel 1882). In soli tre anni, servendosi di un braccio armato costituito da monaci combattenti, sparse il terrore nella città.
Ma la sua vera vittima sacrificale fu Ipazia, il personaggio culturale più noto della città.
Figlia di Teone, rettore dell'università di Alessandria e famoso matematico egli stesso, Ipazia e suo padre sono passati alla storia scientifica per i loro commenti ai classici greci: si devono a loro le edizioni delle opere di Euclide, Archimede e Diofanto.
In un mondo che ancora oggi è quasi esclusivamente maschile, Ipazia viene ricordata come la prima matematica della storia: l'analogo di Saffo per la poesia, o Aspasia per la filosofia. Anzi, fu la sola matematica per più di un millennio: per trovarne altre bisognerà attendere il Settecento. Ma Ipazia fu anche l'inventrice dell'astrolabio, del planisfero e dell'idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica.
Le sue opere sono andate perdute.
Le uniche notizie su di lei ci vengono dalle lettere di Sinesio di Cirene: l'allievo prediletto.
Il razionalismo di Ipazia, che non si sposò mai a un uomo perché diceva di essere già «sposata alla verità», costituiva un controaltare troppo evidente al fanatismo di Cirillo. Uno dei due doveva soccombere e non poteva che essere Ipazia.
Aggredita per strada, Ipazia fu scarnificata con conchiglie affilate, smembrata e bruciata. Il governatore Oreste denunciò il fatto a Roma, ma Cirillo dichiarò che Ipazia era sana e salva ad Atene. Dopo un'inchiesta, il caso venne archiviato «per mancanza di testimoni».
La figura di Ipazia, dopo secoli di colpevole silenzio, sta tornando prepotentemente alla ribalta in questi ultimi mesi. Trasmissioni radio, televisive, articoli sui principali quotidiani. Sono usciti inoltre numerosi libri di successo, soprattutto all'estero, e a Cannes è stato presentato un colossal spagnolo la cui mancata distribuzione in Italia sta provocando numerose proteste e ha creato attorno a se numerosi gruppi di discussione sui principali social networks.   

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